Una delle meraviglie di tutta la Sardegna. Da Piscinas a Scivu, quasi 10 Km di litorale, un angolo di Mediterraneo ancora intatto: qui è possibile ammirare quei mari di sabbia che costituiscono un fenomeno unico in Italia. Tremila ettari di dune che richiamano naturalisti e appassionati da tutto il mondo, un panorama color d'oro che si perde all'orizzonte, indimenticabile all'ora del tramonto. Sembrano lembi di deserto africano, non a caso è stato ribattezzato il "Sahara d'Italia".

Dune che si affacciano su un mare verde e trasparente, che penetrano all'interno per 2 km, e che ospitano superbi esemplari di millenari ginepri, la pianta odorosa e resistente per eccellenza.

La nave inglese

A pochi metri dalla riva, giace da oltre 2 secoli, un vascello che trasportava un carico di piombo, naufragata al largo di Capo Pecora, e spinta poi dal libeccio in prossimità della spiaggia di Piscinas di Ingurtosu. E' sufficiente mettere una maschera e fare quattro bracciate per ammirare in tutta la sua interezza, l'eccezionale carico di piombo, il fasciame e un cannone che spuntano quasi del tutto dalla sabbia che li ha custoditi per secoli.

Il cervo sardo

Lungo la strada che collega Piscinas con Montevecchio e Ingurtosu è possibile incontrare il re del bosco: Il cervo sardo, che regna in queste colline e si spinge fin verso la costa, e nei villaggi dal fascino malinconico e misterioso. La riserva di Arcuentu è anche il regno dell'aquila del Bonomelli.

Il cervo sardo, (oltre 550 esemplari secondo un recentissimo censimento) un tempo diffuso in tutta la Sardegna e la Corsica, ora sopravvive allo stato naturale solo in altri due areali.

L'immagine forse più esaltante, sul rapporto tra l'animale selvatico e l'attività umana, è quella che, senza grandi difficoltà, si può osservare alle prime luci dell'alba o all imbrunire, quando il cervo si aggira fra edifici o sentieri.

Monte Arcuentu

Dagli antichi navigatori era chiamato il "Pollice di Oristano". Sulla sua sommità un piccolo miracolo: un fitto boschetto di lecci secolari, cresciuto sulle rovine di un castello del XII° secolo. Per salire sul baluardo di roccia, solo un impervio sentiero, durante la salita si possono ammirare i grandi muraglioni di basalto, larghi anche un metro, di originati da una colata di lava. Sembrano gigantesche fortificazioni costruite dall'uomo.

Montevecchio

È stato uno dei più importanti centri estrattivi d'Italia di piombo e zinco. Quasi 4.000 persone abitavano le colline e le vallette di Montevecchio e Ingurtosu. Gli edifici rimasti sono i più preziosi gioielli della Archeologia Mineraria isolana.

Nelle miniere di queste colline lavorarono lombardi, piemontesi, toscani, francesi, tedeschi e naturalmente i sardi.

Lord Brassey, padrone delle miniere, nel 1900 fece costruire un gioiello di tecnologia: la Laveria di Naracauli. Montevecchio e Ingurtosu, un caso simbolo, definito il "giacimento dei primati": oltre 100 Km di gallerie, il pozzo più profondo: 350 mt , la più grande laveria all'aperto. È la più importante miniera dell'isola,quella conservata meglio. Un grande museo sopra e sotto terra, un campionario di macchinari e palazzi da fare invidia ai parchi-miniere che i tedeschi e gli inglesi, nei loro paesi, hanno trasformato in musei. Oggi è possibile scendere nei pozzi, visitare le gallerie. Paesaggi unici, dominati dal Monte Arcuentu.

Il paesaggio, ovunque incredibile, conserva molti tratti dell'ecosistema originario.

Ingurtosu

L'area di Ingurtosu, oltre ad avere una notevole importanza storico - mineraria, comprende alcuni territori di straordinario interesse naturalistico, fruibili grazie a una sterminata rete di sentieri, mulattiere e strade sterrate. In questi paesaggi è presente in numerosi esemplari, il cervo sardo, riunito in una colonia numerosa, che da sempre convive con la "miniera" e con le sue genti. L 'area di Ingurtosu presenta aspetti di grande bellezza nonostante negli anni abbia risentito di continui interventi antropici che hanno alterato l 'ambiente originario. Le rocce affioranti nell'area risalgono per la gran parte al Paleozoico, (compreso tra 600 e 230 milioni di anni) e sono costituite dalla cosiddetta "Unità dell'Arburese", una successione ordinata di rocce sedimentarie e vulcaniche tagliata ed attraversata dal massiccio granitico dell'Arburese. Sono invece più recenti, risalenti all'era Cenozoica (compresa tra 65 e 2 milioni di anni) le rocce del complesso vulcano-sedimentario dell'Arcuentu. Le mineralizzazioni sono costituite da filoni a solfuri di Piombo e Zinco a ganga calcitica e sideritica, inseritisi su basamento cristallino.

La miniera di Ingurtosu, nel comune di Arbus, ha una storia differente da quella di Montevecchio, pur sfruttando il medesimo corpo minerario. I lavori iniziarono nella metà del secolo scorso e proseguirono fino al 1963, quando terreni e impianti passarono sotto il controllo della vicina Montevecchio. Per decenni i lavori furono guidati da dirigenti inglesi e francesi tra i quali il proprietario, Lord Thomas Alnutt Visconte di Brassey, figura di rilievo ne/la storia mineraria mondiale.