Il Comune di Arbus ha una superficie di 267,16 Kmq, tra i più vasti della Sardegna, e una popolazione residente di 7500 abitanti. Il territorio è estremamente eterogeneo, ma di grandissima rilevanza è la zona costiera, estesa per oltre 50 km, che presenta varie tipologie morfologiche.

Le coste basse e sabbiose presenti tra Pistis e Torre dei Corsari, nella spiaggia di Funtanazza, nelle diverse cale della "Costa Verde"; offrono scenari di rara suggestione specie in prossimità della foce del rio Piscinas dove è presente il più esteso sistema di "dune fossili" d'Europa (si addentra fino a 1,5 km nell'entroterra).

Un altro sistema di dune è presente più a Nord in località Pistis e nell'entroterra tra Portixeddu e Santu Nicolao. Nella parte settentrionale è presente una costa a falesia, culminante con la piattaforma basaltica di Capo Frasca (con altezza che varia da 50 a 80 m) che copre terreni sedimentari ricchi di fossili. La costa che si estende tra Capo Pecora e Capo Frasca è caratterizzata da tratti bassi sabbiosi alternati a piccole insenature e punte rocciose con pareti sul mare alte da venti a sessanta metri.

All'interno del territorio comunale sono presenti le frazioni di S. Antonio di Santadi (40 Km dal centro urbano principale), Montevecchio (6 km dal centro urbano principale), Ingurtosu (13 km. dal centro urbano principale).

Il centro abitato sorge in un declivio ad oltre 300 metri sul livello del mare, circondato da gruppi montuosi il cui colore bianco (albus) avrebbe dato origine al nome Arbus, circa l'etimologia del termine Arbus c'è chi sostiene invece derivi da "Arabus", poiché l'intera zona venne ripetutamente invasa dagli arabi durante le loro frequenti scorrerie lungo le coste sarde.

I primi insediamenti umani risalgono all'età pre-nuragica, seguiti da quelli nuragici e fenicio-punici.

Nel periodo romano erano presenti almeno tre abitati: Sant' Antine, Gedili e Brunku Espis. Qui passava la strada romana che univa Carales (Cagliari) a Turris Libisonis (Porto Torres).

Nel territorio vi sono interessanti testimonianze di un passato remoto, infatti oltre ai ruderi di diversi villaggi distrutti dalle incursioni saracene, come "Bidda Sciatta", "Santa Sofia", "Bidda Zei" e "Bidda Erdi", in località "S'Angiarxia", vicino al borgo di S.Antonio di Santadi si trova una villa romana del II secolo d.C. composta da diversi ambienti e dal "frigidarium", inoltre sono presenti alcuni nuraghi nonché diverse "tombe di giganti" scavate dal Taramelli nei primi anni del 1900.

Con l'avvento in Sardegna della prepotenza Aragonese, in seguito, spagnola e la conquista del potere da parte di Don Alfonso (1323) cominciò anche per Arbus un periodo di sudditanza politica. Lo stesso Don Alfonso, volendo ricompensare coloro che favorirono la sua ascesa al potere, instaurò un regime feudale assegnando ai propri sostenitori territori da amministrare. Di conseguenza, in età medioevale Arbus appartenne al giudicato di Arborea e successivamente, con gli Aragonesi, fu inglobata nella Contea di Quirra, dal 1603 al marchesato di Quirra attribuito ai Centelles, nella cui giurisdizione ricadeva anche la Baronia di Monreale che comprendeva oltre ad Arbus, anche Guspini, Gonnosfanadiga, Pabillonis e San Gavino.

Il complesso di tutti questi villaggi e di tutte le loro terre, estese fino al mare, venne denominato "Colostrai", il cui capoluogo era appunto Arbus.

Il sistema feudale ebbe termine nel 1839 quando il Comune fu riscattato dalla famiglia Onorio.

Tutto il territorio è caratterizzato dalla secolare presenza delle attività minerarie, ormai dismesse, che costituiscono un pregevole ed interessante esempio di "archeologia industriale".

In particolare nell'antico borgo di Ingurtosu si può osservare la tipica architettura neoclassica ottocentesca con particolari in stile Liberty.

Da Ingurtosu, scendendo verso i cantieri di Naracauli e lungo il vecchio tracciato della ferrovia, attraverso boschi di lecci e ginepri, si raggiunge il mare presso la foce del Rio Piscinas.

Monte Arcuentu

Ogni montagna sarda ha una forma inconfondibile, Monte Arcuentu però spicca tra tutte, con la sua sagoma a "panettone " con la lunga serie di creste, inconfondibilmente vulcaniche. Infatti nel massiccio vulcanico dell'Arcuentu, dalle forme aspre e selvagge, antiche colate laviche solidificandosi hanno formato delle vere e proprie muraglie giganti di pietra squadrata e liscia. Sulla cima più alta dell' Arcuentu, utilizzata sin dal Medio Evo come punto di avvistamento per la difesa del territorio, sopravvive ancora un bosco primario di lecci e si domina un panorama davvero suggestivo, si può ammirare infatti tutta l'area mineraria e il lunghissimo tratto di costa. Il rilievo dell'Arcuentu, è peraltro visibile dalle cime del Gennargentu o da tutto il Campidano.

INGURTOSU

L'area di Ingurtosu, oltre ad avere una notevole importanza storico-mineraria, comprende alcuni territori di straordinario interesse naturalistico, fruibili grazie a una sterminata rete di sentieri, mulattiere e strade sterrate. In questi paesaggi è presente in numerosi esemplari, il cervo sardo, riunito in una colonia numerosa, che da sempre convive con la "miniera" e con le sue genti.

Il cervo sardo, (oltre 550 esemplari secondo un recentissimo censimento) un tempo diffuso in tutta la Sardegna e la Corsica, ora sopravvive allo stato naturale solo in altri due areali.

L'immagine forse più esaltante, sul rapporto tra l'animale selvatico e l'attività umana, è quella che, senza grandi difficoltà, si può osservare alle prime luci dell'alba o all imbrunire, quando il cervo si aggira fra edifici o sentieri.

COSTA VERDE - PISCINAS - FLUMENTORGIU SCIVU - FUNTANAZZA

Chilometri di dorata costa sabbiosa, punteggiata da isolate strutture minerarie, torri costiere costruite per contrastare le incursioni barbaresche, (foto n. 2 di copertina) alcune antiche tonnare, è l'ambiente che limita ad ovest l'area mineraria di Ingurtosu e Montevecchio.

In queste località, tra le più rappresentative, si incontrano lunghissime spiagge di finissima sabbia dorata, gigantesche dune ricoperte da maestosi ginepri secolari, superbe scogliere. Un autentico paradiso terrestre che conserva un fascino intatto da millenni.

Un aspetto predomina su tutto: l'estremo isolamento, che consente lunghe passeggiate nel più totale silenzio, interrotto solamente dal vento e dal frangersi delle onde.

Eppure, quello che oggi appare un paradiso naturale, pressochè unico in Europa, con al centro un elegante albergo ricavato da un deposito di minerale, un tempo si presentava come una landa perennemente coperta da uno spesso strato di fanghiglia rossastra, prodotta da impianti, ormai dismessi, per la lavorazione dei minerali, e trasportata da due corsi d'acqua, il Rio Piscinas e il Rio Naracauli.

Il rilascio di questi fanghi era ciclico e trasformava un ampio tratto di mare in una densa massa scura, tanto da incidere sulla rotta dei tonni, costretti, si dice, a mutare percorso.

L'ambiente nel territorio minerario

L'area di Ingurtosu presenta aspetti di grande bellezza nonostante negli anni abbia risentito di continui interventi antropici che hanno fortemente alterato l 'ambiente originario. Le rocce affioranti nell'area risalgono per la gran parte al Paleozoico, (compreso tra 600 e 230 milioni di anni) e sono costituite dalla cosiddetta "Unità dell 'Arburese", una successione ordinata di rocce sedimentarie e vulcaniche tagliata ed attraversata dal massiccio granitico dell 'Arburese. Sono invece piu' recenti, risalenti all'era Cenozoica (compresa tra 65 e 2 milioni di anni) le rocce del complesso vulcano-sedimentario dell'Arcuentu. Le mineralizzazioni sono costituite da filoni a solfuri di Pb e Zn a ganga calcitica e sideritica, inseritisi sul già citato basamento cristallino. La vegetazione naturale attualmente presente nella zona interna é una macchia a leccio (Quercus ilex L.), con associati corbezzolo (Arbutus unedo L.), Lentisco (Pistacia lentiscus L.), Fillirea (Phyllirrea angustifolia L.) e, nelle zone piu temperate, sughera (Quercus suberL.). Questa é sostituita (soprattutto in prossimità dei cantieri minerari) da macchia bassa a lentisco (Pistacia lentiscus L.), Erica (Erica sp.), Mirto (Myrtus communis L) e da estese colonie a cisti (Cistus monspeliensis L., C. Incanus L., C. Salvifolius L.), testimonianza di un vasto incendio che ha percorso l area nella prima metà degli anni Ottanta. Il campo dunare di Piscinas ricopre un 'area di 20 Km2 e raggiunge in alcuni punti altezze di quasi 200 m. Le sabbie sono imbrigliate da una cospicua vegetazione psammofila, che partendo dalla zona di battigia vede 1 'avvicendarsi di piante resistenti a fortissime insolazioni e a mancanza d'acqua, dotate di habitus xeromorfico (crassulente, spinose, ricoperte da fitto tomento bianco), graminacee, finocchio marino (Crithmum maritimum L), Con volvolo marittimo (Callistegia soldanella), calcatreppola marittima (Eryngium maritimum L.). Nelle retrodune, stabilizzate da raggruppamenti a ginepri, coccolone e fenicio, (Juniperus oxycedrus L. Subsp. macrocarpa, J phoenicea L.) si trovano associati macchie di lentisco (Pistacia lentiscus L.). La spiaggia si estende verso l'interno per 50-60 metri arrivando talvolta a 100, per restringersi nuovamente a 20 metri presso Punta Acqua Durci.

La corrente litoranea principale, agente del modellamento della costa, é diretta da NNE a SSW . E' caratteristica quindi, seppure tipica della macchia mediterranea, la flora dei luoghi, dai profumi intensi e dalle infinite tonalità di verde che in primavera si tinteggiano dell'azzurro del rosmarino e del giallo delle ginestre selvatiche. Ugualmente ricca ed interessante è la fauna ospitata da questo vastissimo territorio. Sono presenti , oltre a numerosi esemplari dell'elegante Cervo Sardo, numerosissimi cinghiali in quasi tutte le zone, inoltre, a riprova dell'integrità dell'ambiente naturaleale, sulle coste sabbiose nidifica la Tartaruga Marina, specie minacciata di estinzione a livello mondiale. Fra gli uccelli si segnalano, tra gli altri, l'Aquila Reale, la rarissima Aquila del Bonelli, il Falco Pellegrino, la Pernice Sarda.

Cronologia della miniera di Ingurtosu e Gennamari

La miniera di Ingurtosu, nel comune di Arbus, ha una storia differente da quella di Montevecchio, pur sfruttando il medesimo corpo minerario. I lavori iniziarono nella metà del secolo scorso e proseguirono fino al 1963, quando terreni e impianti passarono sotto il controllo della vicina Montevecchio. Per decenni i lavori furono guidati da dirigenti inglesi e francesi tra i quali il proprietario, Lord Thomas Alnutt Visconte di Brassey, figura di rilievo ne/la storia mineraria mondiale.

  • 1850 - Marco Calvo gestisce i lavori a Gennamari, dove opera una tra le prime cantine per viveri della zona, gestita dal sig. Tanlongo.
  • 1853 - Marco e Luigi Calvo fondano la Società Mineralogica di Genna Mari.
  • 1858 - Ingurtosu viene concessa ad un gruppo di imprenditori; prendono avvio i primi lavori per la costruzione di una laveria meccanica, per il tracciamento dì alcune gallerie e per la sistemazione delle strade di accesso e del minuscolo villaggio.
  • 1870 - Inizia la costruzione del Palazzo della Direzione, noto come Palazzo Bornemann (dal nome del più noto direttore e valente paleontologo) o anche come il Castello.
  • 1872-1874 - In seguito all 'apertura di nuovi cantieri in sotterraneo si decide di spostare a valle gli impianti di lavorazione e di utilizzare i trasporti via mare per la spedizione dei minerali. viene costruita una laveria a Naracauli e una ferrovia a scartamento ridotto fino alla costa, questa attraversa ampie zone palustri conosciute come Piscinas.
  • 1883 - Nella miniera opera una Cassa di Mutuo Soccorso che fornisce un valido aiuto alle maestranze, circa 1500 minatori.
  • 1885-1897 - La miniera muta velocemente; si costruiscono i nuovi pozzi Maria Teresa, Turbina e Casargiu, si ampliano le laverie, si costruisce un acquedotto e si dota il villaggio e le officine di energia elettrica. In miniera compare il telefono; si realizza un moderno ospedale tra i migliori dell'isola. A Bau (ora trasformata in Colonia Penale) sorge una grande fonderia per vetro che sfrutta le sabbie costiere.
  • 1899 - Dopo anni di dirigenza francese e con un breve ma significativo periodo, durante il quale la miniera è guidata da tecnici tedeschi, il controllo passa alla famiglia inglese del Visconte di Brassey un importante costruttore ferroviario.
  • 1900 - Con una grande cerimonia viene inaugurata a Naracauli la laveria Brassey.
  • 1901-1906 - Le attenzioni dei tecnici si spostano decisamente su un nuovo e poderoso corpo mineralizzato a solfuri di zinco, scoperto, si dice, quasi casualmente. Anche a questo filone si mette il nome Brassey, per organizzare tutti i trasporti interni si scavano il pozzo e la galleria Lambert.
  • 1915-1918 - La guerra rallenta l 'attività della miniera. Nel corso del 1916 viene inaugurata la chiesa della miniera, grazie ad un contributo del Papa di 20 mila lire. Qualche anno dopo viene eretto un monumento per ricordare la figura di Lord Brassey ucciso da una carrozza a Londra mentre attraversa la strada.
  • 1920 - Ingurtosu e le altre miniere sarde del gruppo Brassey passano alla società Penarroya, principale protagonista del mercato mondiale dei minerali metalliferi.
  • 1926 - A Ingurtosu lavorano 2300 persone e la produzione segna livelli altissimi, in molti casi superiori alle produzioni di Montevecchio. Le condizioni generali della sicurezza sono però assolutamente deprecabili i dirigenti non si adeguano alle norme vigenti e non sentono le ragioni dei minatori. Ingurtosu diviene una tra le miniere più "dure" dell 'isola. La crisi mondiale del '29 ferma i lavori.
  • 1929-1953 - Anni di frenetica produzione, con la sola fermata tra il 1941 e il 1945, indeboliscono le risorse della miniera, dove operano due impianti di flottazione, a Naracauli e a Pireddu. Nel 1953 la miniera viene ritenuta al termine delle possibilità.
  • 1956-1968 - Le gallerie vengono lentamente abbandonate, i pozzi allagati e si progetta il passaggio alla società che gestisce Montevecchio.
  • 1971-1984 - I minatori vengono licenziati, gli impianti sono svenduti per bilanciare gli enormi debiti della miniera, che però vanta un immenso patrimonio forestale e immobiliare. Nel 1984 la concessione ufficialmente decade.
  • 1987-1996 - Progetti e studi per la possibile valorizzazione tengono impegnati tecnici e universitari, pochi sono dotati di risorse, nessuno prende l 'avvio